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II conte Baldassar Castiglione (nato nel 1478 a Casatico presso Mantova) fu una bellissima figura di cavaliere ed umanista. Uni alla profonda conoscenza delle lettere una vasta esperienza di vita fatta alle corti degli Sforza, di Mantova, di Urbino, di Roma e diede anche prova di valore in guerra. scrisse fra I'altro un famoso libro in cui delinea piacevolmente l'immagine ideale del perfetto uomo di corte, libro che intitolo appunto: « II Cortegiano ». Per aver un'idea della grandezza del Castiglione basta ricordare che alla sua morte I'imperatore Carlo V lo rimpianse come « uno de' migliori cavalieri del mondo », che il re di Francia Francesco I lo spinse a scrivere quel suo libro. divenuto poi celebre, che il suo fraterno amico Raffaello lo ritrasse in uno stupendo quadro che si conserva al Louvre di Parigi, che la sua tomba fu disegnata da Giulio Romano e I 'epitaffio fu scritto dal cardinale Bembo, principe dei letterati del Rinascimento. II suo « Cortegiano » e un dialogo Ira illustri gentiluomini, sull'esempio dei celeberrimi dialoghi di Platone e di alcune opere di Cicerone. si immagina che esso si svolga alla corte dei Montefeltro in Urbino, nel meraviglioso palazzo tuttora esistente. nel secondo libro, ad Un certo punto, su proposta di Francesco Maria Della Rovere si tratta anche delle « facezie », cioè degli scherzi, burle e motti di spirito. Bernardo Bibbiena che ha I'incarico di trattare quest'argomento fra le varie burle narrate ne ricorda una che avvenne nella nostra città: « ricordomi in Padoa uno scoIar siciliano " chiamato Ponzio; il qual vedendo una volta un contadino che aveva un paro di grossi caponi, fingendo volergli comperare fece mercato con esso, e disse che andasse a casa seco, che, oltre al prezzo, gli darebbe da far colazione: e così lo condusse in parte dove era un campanile, il quale e diviso dalla chiesa, tanto che andar vi si po d 'intorno; e proprio ad una delle quattro facce del campanile rispondeva una stradetta piccola. Quivi Ponzio, avendo prima pensato ciò che far intendeva, disse al contadino: lo ho giocato questi caponi con un mio compagno, il quale dice che questa torre circonda ben quaranta piedi, (1) ed io dico di no; e appunto allora quand'io ti trovai aveva comperato questo spago per misurarla però, prima che andiamo a casa, voglio chiarirmi chi di noi abbia vinto; - e cosi dicendo trassesi dalla manica quel spago, e dallo da un capo in mana al contadino, e disse: Dà qua; - e tolse i caponi, e prese il spago dall'altro capo; e come misurar volesse, cominciò a circundar la torre avendo prima fatto affermar [star fermo] il contadino e tener il spago dalla parte che era opposta a quella faccia che rispondeva nella stradetta alla quale come esso fu giunto, cosi ficcò un chiodo nel muro, a cui annodò il spago; e lassatolo in tal modo, cheto, cheto se n 'andò per quella stradella coi caponi. II contadino per bon spazio stette fermo aspettando pur che colui finisse di misurar in ultimo, poi che più volle ebbe detto: Che fate voi tanto? - volse [volle] vedere, e trovò quello che tenea lo spago non era Ponzio, rna era un chiodo fitto nel muro, il qual solo gli restò per pagamento dei caponi. Di questa sorte fece Ponzio infinite burle ». II fatto a prima vista può parere inverosimile, specialmente per quel particolare del contadino che, non si capisce perche, da allo studente i capponi prima che gii siano pagati. Va bene che egli doveva tener lo spago, rna lo studente aveva da fare una manovra ancor più complessa, cioè svolgere lo spago, girarlo intorno al campanile, misurarlo. Non c'e ragione che faccia tutto questa coi capponi in mano. Però se pensiamo alle frequenti truffe così dette « all'americana » che si ripetono oggi con una stupidaggine ed una monotonia stupefacenti, non ci dobbiamo maravigliare che un contadino di quei tempi ci sia caduto. Non dimentichiamo che lo « scolar » Ponzio era siciliano e chissà che parlantina e che bei modi aveva. Comunque sia, vera o inventata la burla, citata in un libro come « II Cortegiano », e senza dubbio un segno notevole del « clima» studentesco a Padova nel Rinascimento. (1) Sono circa 12 metri. Dato che le facce .on quattro, ogni lato risultava di 3 metri. Non era poi un gran campanile. Chissà mal in che punto di Padova si trovava.
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